La Prima Legge Biologica, una porta verso l'infinito
Se percepisco un evento come traumatico, qualcosa si accende nel mio corpo. È un processo sensato e preciso che può essere scandagliato in ogni dettaglio.
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LA CACCIA AL TESORO
Faccio una brevissima premessa. Se siete qui dopo aver letto l'articolo introduttivo di questa nuova colonna significa che siete riusciti ad abbattere una piccola barriera e probabilmente avete percepito che in queste righe ci potrebbe essere qualcosa per voi.
In qualsiasi contesto vi troviate, che sia il luogo di lavoro oppure il campo da calcetto, se c'è qualcosa che in qualche modo attira la vostra attenzione significa che lì c'è un'informazione per voi. Nel momento in cui si accende la lampadina della curiosità, ecco che la vita diventa una vera e propria caccia al tesoro.
Se riuscite ad adottare questo atteggiamento verso tutto ciò che vi accade, ciò che leggerete in questo articolo vi sembrerà magico. Non perché lo stia scrivendo io, ma perché queste informazioni sono accessibili a tutti in ogni momento. Quando uso il termine “magico”, mi riferisco al principio della trasformazione, non a nessun tipo di rito o pratica esoterica. Parlo di magia in senso trasformativo, come il passaggio da un punto A a un punto B, che è esattamente ciò che state facendo voi in questo momento.
Nel precedente articolo abbiamo rivisitato il concetto di “programma” e di come ogni componente del nostro corpo funzioni attraverso procedure specifiche. Il fegato sintetizza i lipidi, i polmoni assorbono l'ossigeno che viene trasportato dal sangue alle cellule del corpo, i denti sono utilizzati per la masticazione, e così via. Questi programmi operano costantemente, anche quando non ne siamo consapevoli. Come abbiamo visto, il corpo è una macchina perfetta che lavora instancabilmente. Tuttavia, esistono programmi che si attivano in risposta a certe variabili. Ad esempio, abbiamo esplorato il “programma patologia” in senso generico, scoprendone il reale significato: un programma che si attiva in risposta a una specifica reazione emotiva. Questo programma è orchestrato dal cervello che, rilevando un'anomalia, produce una certa quantità di elettricità che deve essere scaricata in qualche modo. Questa procedura, nota come “attivazione biologica”, è essenziale per la nostra sopravvivenza. L'impulso elettrico viene scaricato su un organo specifico, a seconda dell'intensità emotiva percepita.
LA PRIMA LEGGE BIOLOGICA
In sintesi, ho descritto un processo che richiederebbe un'analisi molto più approfondita. Tuttavia, per fare ordine, è fondamentale iniziare dalla prima lettera dell'alfabeto, come in ogni processo di apprendimento. In questo caso, inizierò dalla prima legge biologica, denominata dal suo ideatore Hamer come “legge ferrea del cancro”.
Essa si basa sul principio che ogni malattia, qualsiasi sia la sua manifestazione, sia provocata da un trauma percepito come acuto, scioccante, drammatico e isolato, il quale attiva un processo su tre livelli, ovvero psiche, cervello e organo in modo quasi contemporaneo.
La modalità con cui l'individuo percepisce quel trauma, detta anche “tenore del conflitto”, è totalmente soggettiva e determina un'attivazione in uno specifico settore o area cerebrale del cervello, detto “focolaio di Hamer”, che si accompagna all'attivazione di un altrettanto specifico organo. Per rendere più fruibile il concetto ho preparato uno schema molto semplice.
Il cervello, come già accennato nell'articolo precedente, non farà altro che alterare la funzione di un organo specifico per mettere l'individuo nelle condizioni di oltrepassare quel conflitto emotivo e ritornare ad una situazione che viene definita di normotonia. Quest'ultimo concetto verrà spiegato meglio nel momento in cui affronteremo la seconda legge biologica.
Come vedete, in poche righe ho racchiuso praticamente il mondo. È necessario pertanto fare un po' di ordine, fermarci un attimo e provare a spiegare meglio alcuni concetti. Lo faremo, come sempre, partendo dal significato delle parole che abbiamo utilizzato finora. Abbiamo detto che il programma biologico si attiva nel momento in cui percepisco un avvenimento della mia vita come traumatico. Il dizionario etimologico italiano riporta questo esatto significato: dal greco Trayma, perforamento, trafittura. La cosa interessante è che l'etimologo non si ferma qui. Introduce infatti un concetto interessante, ovvero che la radice tra- ha il senso fondamento di muovere, che è nel sanscrito tarami, onde il senso di passare di là. Pensate a parole come “trapano” o “travaso”. Indicano entrambe un passaggio da una parte ad un'altra. Oppure anche At-tra-versare, un verbo che indica il passare da un punto A ad un punto B - espressione che tra l'altro riporto per la seconda volta in questo articolo.
È curioso, quindi, che oltre al significato più comunemente conosciuto del termine, ovvero quello di una lesione, di un colpo oppure di una ferita, troviamo anche il concetto del movimento. Il trauma è pertanto un evento che mi induce a fare un passo in avanti e che mi toglie da una situazione di stasi.
È altresì curioso il significato della parola emozione. Il dizionario si esprime in questo modo: trasportar fuori, smuovere, scuotere. Aggiunge ancora sinonimi come “agitazione”, “sollevamento di spirito”, “entusiasmo”. Come vedete, siamo sempre nella dimensione del movimento e della perturbazione, che sulla base di quanto abbiamo riscontrato, sono evidentemente funzionali alla prosecuzione della vita.
IL TRAUMA
La prima legge ci dice inoltre che questo trauma deve essere isolato, acuto, scioccante e drammatico. Possono sembrare terminologie comuni e di facile accessibilità, ma come ben sapete io non mi accontento mai di quella che è la percezione comune delle parole.
Isolato significa che nel momento in cui l'evento si manifesta, io sono totalmente staccato da chiunque e da qualsiasi altra cosa. Sono privo della possibilità di comunicare. In poche parole divento un'isola in mezzo all'oceano. Sono solo.
Scioccante deriva dall'aggettivo sciocco, quindi ne deduco che l'evento traumatico mi rende tale. Ancora una volta, il dizionario etimologico mi aiuta con qualche sinonimo come “insipido”, “insulso”, “stupido” e da quest'ultimo “attonito”, “stordito”. Ne deduciamo che questo aggettivo sottolinei il fatto che nel momento in cui mi trovo di fronte ad un evento scioccante non sono in grado di capire cosa devo fare.
Drammatico deriva da dramma, dal greco dràma che nasce con l'intento di descrivere una rappresentazione teatrale e quindi ancora una volta, un'azione. Torna il tema del movimento come naturale reazione al restare bloccati.
Acuto, da “àcus”, che significa ago, quindi aguzzo e pungente, qualcosa che si deve per forza sentire, ma che allo stesso tempo indica qualcosa di estremamente preciso e sottile. Questo aggettivo indica che il trauma percepito attiva programmi specifici e puntuali, coinvolgendo determinate aree cerebrali e, di conseguenza, determinati organi.
I TRE LIVELLI
Ora che abbiamo chiarito la natura dell'evento traumatico che percepisco, verifichiamo i tre livelli sui quali l'evento agisce: psiche, cervello e organo. Vorrei inoltre sfatare un mito: la parola psiche non è sinonimo di mente. Mente e psiche sono concetti distinti. Rivolgiamoci al dizionario etimologico. Psiche deriva dal greco Psyché, che significa alito, fiato, respiro. Poiché queste sono condizioni essenziali per la vita, il dizionario associa il termine ai concetti di vita, spirito e anima.
L'anima - cita il dizionario - ossia il principio per cui si ha vita e respiro.
Oggi si sente spesso parlare di “mente”. Si tratta di un concetto profondo e degno di attenzione, che purtroppo viene utilizzato troppo spesso in modo improprio. Non so cosa intendesse Hamer quando usava il termine Psyche in tedesco, ma sicuramente non si riferiva alla mente. La mente è uno strumento che non intendo affrontare in questo articolo, poiché ciò devierebbe completamente dal tema e richiederebbe molto tempo per essere analizzato. Non sono nemmeno sicuro di essere in grado di farlo, pertanto mi riservo di parlarne più avanti, se necessario.
La psiche, quindi, si rifà all'anima, un concetto infinito. Tuttavia, ho imparato a riassumerlo in modo semplice alla luce delle numerose volte in cui mi è stata posta la domanda: cos'è l'anima? La mia risposta è semplice: “io”. L'anima sono io. E sapete perché? Se non fossi l'anima, non sarei nemmeno in grado di parlarne. Sarebbe un dato impossibile da elaborare perché non farebbe parte di me. Tuttavia, siccome io sono l'anima, questa risposta è l'unica che posso dare. Il primo livello, come detto, sono io. Questo mi fa capire che tutto ciò che segue, ovvero la dimensione fisico-corporale, non è di mio possesso. È interconnessa a me? Sì, sono interconnesso con tutto, come discusso in un precedente articolo. Ha una relazione di esclusività con me? Sì, perché il corpo è sotto la mia temporanea gestione. Il corpo è uno strumento, proprio come il cervello, gli organi e la mente.
Probabilmente agli esperti del settore quanto riportato in queste righe non piacerà, ma io posso solo attenermi al significato primordiale delle parole. Altrimenti, si rischierebbe di ricadere nell'interpretazione soggettiva della realtà, che di fatto risulta inutile.
Il primo livello dell'attivazione sono io. Io processo per primo l'informazione legata al trauma e la trasmetto al cervello, che è il mio elaboratore, la mia CPU. Qual è il suo compito? A seconda della natura del conflitto, ovvero del modo in cui si manifesta la mia emozione, il cervello attiverà uno specifico relè, o area cerebrale, direttamente connesso a un organo specifico.
Mi spiego con un esempio semplice: sono il cassiere di un supermercato. Arriva un ladro che mi punta una pistola e mi intima di consegnargli tutte le banconote che ho in cassa. Io, come primo livello dell'attivazione, percepisco l'evento come una minaccia. Il cervello attiva una specifica area cerebrale vicina al cervelletto, collegata a un organo specifico del corpo con funzione protettiva, come la pleura, il peritoneo o il pericardio. Questo dipende dalla specificità dell'emozione che si è creata, o se preferiamo, da dove è puntata la pistola. La corrente elettrica prodotta dal cervello, a causa dell'attivazione, deve necessariamente trovare un'area cerebrale specifica, collegata a un organo specifico, per essere scaricata. Nei prossimi articoli, vedremo meglio perché vengono attivate determinate aree cerebrali e coinvolti determinati organi.
Per ora l'importante è comprendere come funziona la prima legge biologica. Ci sono moltissime sfaccettature e possibili approfondimenti su tutto ciò che ho scritto in questo articolo, ma sarebbe impossibile affrontare tutto in poche righe. Non mancherà, tuttavia, la possibilità di farlo nel corso degli articoli successivi. Questa materia è vastissima e se non vengono compresi i fondamentali, la prosecuzione di questo percorso potrebbe risultare piuttosto difficile. Se avete domande o richieste di chiarimento in merito a tutto ciò che scrivo, non esitate a riportare un commento nella sezione apposita. Nel prossimo articolo parlerò della seconda legge biologica.
“Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi.”
Rita Levi-Montalcini