Le “attivazioni biologiche” sono programmi in esecuzione
Io sono un programma in esecuzione e tutto ciò che si trova nel mio corpo è anch'esso un programma in opera. Organi, pensieri, movimenti, malattie. Qual è il loro funzionamento?
A partire da gennaio avrà luogo un corso su Oli essenziali e Tarocchi tenuto da me e dalla Dott.ssa Emanuela Grazian presso la scuola del sintomo Daleth. Per maggiori informazioni cliccare su questo link. L’articolo che segue è la traduzione in italiano di un articolo già pubblicato in versione inglese, rivisitato e modificato.
INTRODUZIONE
Per coloro che sono iscritti al mio Substack e che hanno già letto gli articoli della mia rubrica filosofica, il tema del "programma in esecuzione" non sarà inedito. Per chi invece non ha ancora avuto modo di leggere gli articoli precedenti, consiglio vivamente di farlo, in modo da poter fruire immediatamente di quanto verrà affrontato prossimamente. Si tratta, infatti, di un argomento così vasto e affascinante che potrei discuterne a lungo senza mai stancarmi, trovando sempre nuovi spunti di riflessione, a beneficio mio e dei lettori.
Un programma non è altro che un insieme di istruzioni che un elaboratore trasforma in un risultato finale. Scritto così, per coloro che si trovano qui per la prima volta, può suonare un po' strano, ma a tutti gli effetti è l'espressione più efficace per spiegarne il significato. È mia abitudine, tuttavia, aiutarmi con qualche esempio pratico in quanto sono totalmente dell'idea che la realtà possa essere compresa tramite esperienze di vita quotidiana.
Prendiamo l'orto. Esso richiede una serie di accorgimenti prima di poter essere operativo. Possiamo pensare che un orto cominci a dare i suoi frutti se prima non ho eseguito una semina? In un certo senso sì, se considerassimo l'erba un frutto. Ma non lo è. Per di più, un orto non è configurato per fare crescere l'erba, in quanto non la possiamo mangiare. L'orto è configurato per ottenere frutta, verdura, legumi, a volte piante officinali e così via.
Il primo passo è girare la terra per fare in modo che i batteri utili al proliferare delle radici agiscano in superficie. Il secondo passo potrebbe essere quello di creare delle superfici rialzate, suddivise tra loro da corsie di passaggio, dove andranno seminate e/o piantate le future piante da frutto o da verdura. Un passo successivo potrebbe essere quello di posizionare dei bastoni alti per le piante leguminose rampicanti, in modo che non camminino sul terreno disturbando la crescita di altre piante. Sarebbe utile poi costruire un impianto idrico a goccia, per avere un'irrigazione misurata e comoda da usare. Potrei continuare, ma per praticità mi fermo qui. Notate come ciò che ho fatto non è altro che descrivere una semplice procedura, nello specifico la procedura per un “orto”. Il risultato di questa procedura sarà ottenere frutta e verdura per il nutrimento umano.
PROGRAMMI
La natura, in tutte le sue manifestazioni, funziona esattamente così. Essa stessa è un programma che raccoglie al suo interno programmi annidati. Ogni cosa esistente in natura è a tutti gli effetti un programma che porta ad un risultato preciso. Se ogni dato di realtà è un programma, significa che lo sono anch'io e soprattutto lo è il mio corpo. All'interno di questo contenitore biologico al quale è stato dato il nome “Luca”, ci sono molti altri programmi interessanti che fanno delle cose meravigliose, in ogni momento della giornata, anche quando non me ne accorgo. È come avere una fabbrica che lavora 24h, facendo turni su turni, senza fermarsi mai. Non si ferma nemmeno dopo la morte, perché il corpo continua la sua trasformazione, sebbene le funzioni biologiche non siano più attive. Semplicemente si attiva un ulteriore programma, che è quello della decomposizione.
Come avrete sicuramente notato, il fatto che un programma porti ad avere un risultato è la stessa cosa di dire che ogni programma ha un senso. Non può esserci un programma che non porti ad un risultato, altrimenti verrebbe a mancare il motivo stesso della sua esistenza. Può esserci in natura un programma che non funziona? Possiamo dire che ci sono programmi che fra loro non sono compatibili, per esempio la crescita di un melo in mezzo al deserto, ma non che i due programmi presi singolarmente non abbiano un senso. Non ha senso che un melo cresca in mezzo al deserto e infatti non ci sono meli nel deserto. È pura logica.
Se applichiamo questo concetto al corpo umano, entriamo in un mondo che definire poetico è poco, soprattutto per un bambino un po' cresciuto come me che passava le ore da piccolo a leggere la collana di “esploriamo il corpo umano” e a smontare e rimontare di continuo il modellino anatomico che veniva fornito in dotazione.
IL CORPO UMANO
Ogni organo è un programma in opera. Prendiamo un occhio, che è l'organo deputato a ricevere segnali visivi dall'esterno (in realtà anche dall'interno, ma è un argomento che riprenderò nella rubrica di filosofia). Ha una sua struttura specifica. Ha delle palpebre per ripararlo dagli agenti esterni. Delle ghiandole che hanno lo scopo di produrre delle secrezioni che mantengono la cornea e la congiuntiva idratata. Un nervo che permette, sotto forma di impulsi elettrici, il passaggio delle informazioni visive, tradotte dalla retina, al cervello, al fine di ottenere quella che viene definita “visione”. Come vedete ho riportato alcuni programmi annidati all'interno del programma occhio, ognuno con una sua funzione, quindi un senso, e ognuno con la sua struttura fisica e la propria posizione specifica. Considerate che praticamente non ho scritto nulla di che. L'analisi specifica dell’intero programma occhio, probabilmente, potrebbe impiegare giorni, forse mesi di tempo e potremmo scendere ad un livello di profondità pressoché infinito.
Ogni organo è pertanto un programma sempre in opera, che io lo realizzi oppure no. Detto ciò, chi mi fa pensare che anche una patologia non possa essere un programma? Analizziamo prima di tutto questa parola. Pato- dal greco pàtos, che significa etimologicamente “sofferenza” e -logia, sempre dal greco logos, ovvero “studio“, “parola“, “discorso“.
In realtà pàtos è stato utilizzato dagli stessi greci nel contesto della tragedia e dell'arte per indicare quella sensazione di enorme coinvolgimento emotivo che si prova in determinate situazioni della vita e che il teatro ha voluto enfatizzare per sottolineare una condizione umana temporanea fortemente destabilizzante. Il termine naturalmente derivato “passione” esprime in maniera più ampia quanto sopra descritto.
Essendo i greci degli ottimi filosofi e quindi persone attente e ben curanti dell'utilizzo della lingua, essi sapevano bene che la sofferenza, di qualsiasi natura fosse, mentale, fisica o affettiva, fosse strettamente correlata alla dimensione emozionale, ovvero quella parte dell'uomo che risponde agli stimoli esterni in maniera reattiva, secondo logiche che non sono gestibili dalla dimensione razionale e cognitiva. Alla luce di questa analisi, gli etimologi dell'antica Grecia sicuramente sapevano che coniando il termine “patologia” volevano indicare lo studio delle emozioni e quindi di come l'uomo arrechi sofferenza a sé stesso a seconda della propria condizione emotiva.
Come vedete, abbiamo appena fatto una semplicissima analisi etimologica del termine “patologia”. Nulla che possa richiedere uno sforzo cognitivo particolarmente impegnativo. Probabilmente risolvere un'equazione di secondo grado potrebbe richiedere più tempo e magari più preparazione. Ciò nonostante, proporre un'analisi di questo tipo può potenzialmente creare discordie di vario genere e negli ambienti professionali è sempre molto difficile introdurre un approccio alla materia che sia diversa da quella comunemente accettata. Pensare infatti che la patologia possa avere un'origine emozionale è visto purtroppo come qualcosa di inaccettabile e per alcuni addirittura come antiscientifico. Se così fosse, invito tutti coloro che propongono questa ipotesi a redarguire gli antichi etimologi greci per avere utilizzato quella parola, in quanto evidentemente, se così fosse, non sapevano cosa stavano dicendo.
ATTIVAZIONI BIOLOGICHE
Io credo che invece i greci sapessero benissimo ciò che volevano intendere. Una patologia è anch'essa, per logica, un programma in esecuzione (per facilitare il proseguo di questa rubrica, preferisco non utilizzare più questo termine, sostituendolo invece con la terminologia “programma”).
Il programma si attiva nel momento in cui una determinata variabile assume un valore specifico. La variabile viene data in pasto ad un elaboratore, nella fattispecie il mio cervello, il quale la processa. È ciò che d'ora in poi definiremo “attivazione biologica”, ovvero un programma che altera il funzionamento “standard” o “di fabbrica” di un determinato organo al fine di ottenere un determinato risultato.
Come avrete notato, il titolo di questo primo articolo riporta l'espressione “Attivazioni Biologiche”. Avremo modo di affrontare questo tema in modo più approfondito e direi anche con una certa costanza, essendo il fulcro intorno al quale verterà questa colonna. Prima però è necessario ancora una volta utilizzare il dizionario etimologico e cercare cosa significa la parola “biologia”, essendo oggi un termine di cui si fa ampio uso, in diversi contesti, ma che forse necessita di un approfondimento ulteriore. Biò(s) – Vita e Logos, che già abbiamo intercettato nel paragrafo precedente. Il sito etimo.it definisce la parola biologia come:
Trattato o scienza che verte sul principio, sulle leggi e sui fenomeni della vita.
Nel momento in cui parliamo di “attivazione”, constatiamo che il verbo “attivare” significa “mettere in moto un processo”, “dare inizio a qualcosa”. Un'attivazione, pertanto, è la chiave che una volta girata mette in moto il motore della macchina. Ecco che, accostato all'aggettivo “biologica”, un'attivazione è qualcosa che concerne la vita, o ancora meglio qualcosa che è funzionale alla vita stessa.
Vi starete chiedendo: perché mai il mio cervello dovrebbe alterare il normale funzionamento di un organo? Per diversi motivi, o meglio, se vogliamo essere precisi, esattamente cinque motivi. Sono quelle che vengono definite “cinque leggi biologiche”, espressione coniata da un medico tedesco di nome Ryke Geerd Hamer.
SEI ABBASTANZA DI LARGHE VEDUTE?
Nel corso di questa rubrica affronteremo queste leggi ad una ad una, ma prima di proseguire è necessario da parte mia fare alcune precisazioni. Anche se l'ho già specificato a inizio articolo, debbo nuovamente ricordare a chiunque si appresti per la prima volta a leggere gli articoli di questo Substack che ho ampiamente affrontato la tematica del programma e del suo significato all'interno della rubrica di filosofia. In questi scritti, totalmente a disposizione di tutti, arrivo alla conclusione logico-deduttiva che nulla in natura è causa ed effetto di sé stesso e che se c'è un programma, significa anche che esiste un programmatore. Non ci sono programmi che si scrivono da soli. Trovatemene uno e sarò pronto a tornare sui miei passi. Se non siete disposti ad aprirvi a questa visione della realtà o se in qualche modo sentite che in voi si sono attivate delle resistenze, significa che in questo momento non siete compatibili con le informazioni qui riportate. Non c'è nulla di male o di sbagliato in tutto ciò. È semplicemente il modo in cui le cose devono andare. Potrebbe essere che in futuro ritornerete, come è possibile che questa possa essere l'ultima volta in cui poserete i vostri occhi sui miei articoli. In qualunque modo vada, è stata un'esperienza condivisa che avrà portato qualcosa ad entrambi. Scrittore e lettore.
Un'altra cosa che vorrei precisare è che non sono medico, né un operatore sanitario. Tutto ciò che scriverò in questa rubrica è frutto di una ricerca personale partita un paio di anni fa dopo aver frequentato un corso organizzato dalla Scuola Del Sintomo Daleth, grazie alla quale ho conosciuto il mondo delle leggi biologiche e delle così dette “attivazioni mente-corpo”. Dopo questa esperienza ho riscoperto l'amore e la passione verso il corpo umano e l’anatomia. Mi sono ritrovato ad essere quel bambino che anziché ascoltare la maestra a scuola disegnava una trachea sul quaderno o la forma a fagiolo di un mitocondrio. In questo momento sento esplodere dentro la necessità di condividere con il mondo informazioni dal mio punto di vista potentissime, ma nello stesso tempo a portata di chiunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi forma.
Come specificato in testa alla rubrica, questi articoli non sostituiscono il parere dei medici o di qualunque altra persona alla quale decidiate di concedere fiducia, qualora doveste trovarvi con un disagio fisico a cui far fronte. Quello che cercherò di fare, per quello che posso, è spiegare come funzionano alcuni programmi biologici, sulla base della mia esperienza personale e su quelli che sono stati i miei studi fino ad oggi e che sono tutt'ora in essere.
Ripeto. Questo mondo probabilmente non è a portata di tutti, non per inadeguatezza o mancanza di preparazione, bensì per la predisposizione che ognuno di noi ha nei confronti di qualcosa che non si conosce affatto. Tutto ciò che è sconosciuto fa paura, è normale, è un programma. Sta al lettore, quindi, decidere se proseguire in questo percorso ponendosi come un curioso esploratore, oppure restare nelle proprie posizioni, magari più logiche e credibili chi lo sa, ma precludendosi la possibilità di conoscere qualcosa che fino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato potesse esistere. Qualunque cosa egli decida, qui sarà il benvenuto.
Tutto ciò che è sconosciuto è sublime – Omne ignotum pro magnifico.
(Tacito)