La Curva Bifasica, una frequenza vitale
La seconda legge biologica mette in luce la perfetta armonia tra sistema simpatico e parasimpatico
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āIl compito più difficile nella vita ĆØ quello di cambiare se stessi.ā
Nelson Mandela
UNA CONDIZIONE CONTINGENTE
Nel precedente articolo, ci siamo immersi nell'immensitĆ della prima legge biologica. Come accennato, potremmo esplorare l'argomento in modo più approfondito. Tuttavia, affinchĆ© l'approccio a questa esperienza sia accessibile e fruibile da chiunque, preferisco restare in superficie. Avremo comunque l'occasione di entrare più nel dettaglio con il proseguimento di questa rubrica. Abbiamo osservato come un evento possa essere vissuto in modi diversi da un punto di vista emotivo. La modalitĆ con cui viene percepito un determinato avvenimento, definito anche come āsentito emotivoā, dipende dall'esperienza del soggetto e soprattutto dallo stato del soggetto stesso al momento in cui avviene quel preciso evento, percepito come drammatico, scioccante, acuto e isolato. Ć evidente che se da bambino avevo paura dei ragni e oggi non più, qualora in questo momento mi si presentasse davanti un amico a otto zampe, la mia reazione emotiva sarebbe diversa da quella di trent'anni fa. Per deduzione logica, possiamo concludere che il grado del conflitto ĆØ direttamente proporzionale all'evoluzione del mio stato, ovvero ciò che sono in un determinato momento o periodo della mia vita.
Se ho paura di tutto, la mia risposta emotiva agli eventi sarĆ di un certo tipo. Al contrario, se ho acquisito una certa sicurezza nel modo in cui mi approccio al mondo e alla vita, ĆØ evidente che l'impatto degli eventi sarĆ completamente diverso. In quest'ultimo caso, l'intensitĆ dei conflitti avrĆ un impatto biologico molto minore sul processo che coinvolge psiche, cervello e organi.
In queste righe è racchiuso ciò su cui mi sono soffermato nell'articolo precedente: il fatto che questi programmi partono da me e prendono forma in base a ciò che sono. Il primo livello, lo ripeto senza paura di annoiare, sono io. Io, in quanto amministratore delegato di un'azienda che lavora continuamente, senza mai fermarsi, anche quando non me ne rendo conto. Ne deduciamo che più sono presente in questa azienda, maggiori sono le possibilità che la produzione e il fatturato possano fiorire. Al contrario, più me ne distacco, magari lasciando le redini dell'attività a qualcun altro, maggiori saranno le possibilità che l'azienda vada in bancarotta. Il mio corpo e la sua salute avranno un andamento direttamente proporzionale a ciò che sono e al modo in cui vivo la mia esperienza quotidiana. Abbiamo visto come l'ingrediente fondamentale della vita sia il movimento e la parola trauma porta con sé questa dimensione. Se non mi muovo, non vivo. Il cervello, che è il secondo livello, è configurato per processare le informazioni che un trauma mi consegna, in modo che la volta successiva io sia in grado di superare quell'ostacolo. à un processore di conoscenza infinita, sempre in esecuzione. Una macchina perfetta, programmata per ottenere un risultato: tenermi sempre in movimento. Dovete immaginare una corsa ad ostacoli di diverse dimensioni. Se riesco a saltare un ostacolo ma non il successivo, il cervello è lo strumento che mi serve per fare le dovute misure e mettermi nelle condizioni di superarlo.
Il terzo livello, l'organo, ĆØ il mio personale GPS. Mi indica quale focolaio ho attivato e quale parte del cervello ĆØ stata coinvolta. Esso mi permette, tramite uno scrupoloso processo di reverse engineering, di scoprire l'entitĆ di un determinato sentito emotivo e pertanto di aggiungere un tassello a quel processo evolutivo che possiamo definire come āscoperta di sĆ©ā. Ne deduciamo quindi che i due programmi āvitaā e āscoperta di chi sonoā viaggiano a braccetto. I programmi biologici o attivazioni biologiche, sono semplicemente dei programmi annidati. Delle funzioni. Dei plug-in, funzionali a capire chi sono veramente. La mia essenza. Io, in quanto anima governante un corpo fisico.
LA SECONDA LEGGE BIOLOGICA
Se con la prima legge biologica abbiamo aperto la porta verso un nuovo mondo, con la seconda apriamo le porte di un intero universo. Passiamo dalla dimensione del sonetto a quella della poesia: un processo perfettamente lineare e, permettetemi il termine, romantico.
Come abbiamo detto, quando c'ĆØ un'attivazione biologica siamo di fronte ad un'alterazione del funzionamento ordinario di un organo specifico. Il programma che un organo prevede di default viene pertanto modificato. Siamo di fronte ad un programma āalternativoā, il cui decorso ĆØ modificato rispetto allo standard. Hamer definisce questo procedimento biologico come ābifasicoā. In realtĆ , ogni programma ĆØ bifasico, a prescindere che ci sia un'attivazione biologica. Ogni programma, infatti, ĆØ caratterizzato da un'alternanza tra una fase detta āsimpaticotonicaā e una āvagotonicaā. Se osserviamo tutto ciò che ci circonda in natura, noteremo che qualsiasi programma ĆØ caratterizzato da un'alternanza tra il tono vegetativo simpatico e quello parasimpatico. Persino il processo della fotosintesi clorofilliana potrebbe essere tradotto secondo questi parametri. Prima di fare degli esempi concreti, come ĆØ mia consuetudine fare, ĆØ necessario capire cosa si intende quando utilizziamo questi termini.
La fase simpaticotonica ĆØ caratterizzata dalla predominanza del sistema ortosimpatico, o semplicemente āsimpaticoā, che ĆØ quella porzione del sistema nervoso autonomo responsabile delle funzioni legate ad attacco/fuga e in generale agli stati di iper-eccitazione. In poche parole, ĆØ uno strumento necessario affinchĆ© il corpo umano, dal punto di vista fisiologico, possa adattarsi a determinate circostanze e auto-regolarsi in base alle necessitĆ contingenti. Le manifestazioni fisiologiche dell'attivazione di questo sistema possono includere aumento della pressione cardiaca e della frequenza respiratoria, alterazione del ritmo sonno-veglia, alterazione del sistema gastroenterico, del sistema genitale e del sistema urinario. Attualmente, i farmaci più venduti sono proprio quelli deputati a normalizzare queste alterazioni.
Considerate inoltre che la produzione di cortisolo, ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, aumenta proprio in condizioni di forte stress, attivitĆ fisica e ipoglicemia. A tutti gli effetti si tratta di un ormone āsimpaticotonicoā e in quanto tale ha lo scopo di tenere svegli, all'erta, attivi.
Nella fase vagotonica, c'ĆØ una prevalenza funzionale del sistema parasimpatico, ovvero quel sistema che ĆØ deputato alle funzioni inconsce o involontarie dell'organismo e in generale ĆØ legato alla dimensione del riposo e del recupero delle energie.
C'è talmente tanto da approfondire su questi due sistemi che probabilmente non basterebbero dieci articoli. Tuttavia, per il momento, questo è ciò che ci basta per comprendere che un programma bifasico non è altro che un'alternanza tra fasi simpaticotoniche e fasi vagotoniche: attivo e passivo, perturbazione e quiete, giorno e notte, maschile e femminile, caldo e freddo, yang e yin, suono e silenzio. Come vedete, la manifestazione di questo processo è insita in qualsiasi programma della natura.
Durante lāattivitĆ sportiva, entro in una fase simpaticotonica. Dopo la doccia, entro in una fase vagotonica. Durante il giorno lavoro ed eseguo le mie attivitĆ quotidiane, quindi attivo il sistema simpaticotonico. Di notte dormo, pertanto attivo il sistema parasimpatico. Se accendo l'automobile, tutti i componenti in metallo, come la marmitta, aumenteranno di temperatura. Quando la spengo, in pochi minuti gli stessi componenti acquisiranno nuovamente la temperatura originale. Tutto in natura funziona cosƬ e ovviamente ogni fase può essere scandagliata ulteriormente in ulteriori alternanze orto- e parasimpatiche.
LA CURVA BIFASICA
La cosƬ detta ānormotoniaā ĆØ caratterizzata da un'alternanza costante e regolare tra i due sistemi ed ĆØ quella che esperisco in assenza di attivazioni biologiche. Il ritmo vitale ĆØ inalterato e segue il suo normale andamento. Nel momento in cui percepisco un evento come scioccante, acuto, drammatico e isolato, come giĆ detto, attivo un processo che abbiamo definito āattivazione biologicaā e in questo momento il ritmo ānormotonicoā viene alterato. In questo momento, entro in uno stato di forte simpaticotonia ed ĆØ il momento in cui il mio cervello deve elaborare le possibili soluzioni per poter superare il trauma percepito. Tornando all'esempio della corsa ad ostacoli, in questa fase il cervello deve misurare e comprendere l'entitĆ dell'evento percepito come traumatico, registrare l'informazione e fare in modo che l'individuo sia in grado di viverla in modo diverso, qualora si ripresenti. Ć il momento in cui manifesto quelli che Katia Bianchi definisce nel suo libro āIl Viaggio Impossibileā āsintomi freddiā. Mani e piedi freddi, risvegli notturni e perdita di peso sono alcuni esempi di queste sintomatologie. In breve, si tratta sintomi ai quali normalmente non faccio caso. Non mi accorgo quando c'ĆØ un'attivazione biologica in corso, ovvero un'attivazione anomala del mio sistema ortosimpatico. In questa fase si sta preparando la malattia ed ĆØ il momento in cui nel cervello cominciano a formarsi dei cerchi concentrici in corrispondenza della localizzazione cerebrale del conflitto.
Questa fase simpaticotonica durerà per tutta la durata del mio sentito emotivo, pertanto può durare un minuto, come un giorno, come un mese intero. Dipende esclusivamente da me.
Una volta che la fase attiva del conflitto termina, ecco che l'alternanza orto- / parasimpatica si mette in atto. Questo momento viene definito da Hamer come āconflittolisiā. Da qui in poi entro nella fase parasimpatica, meglio conosciuta come āvagotonicaā, in cui attivo il sistema del āvagoā, il nervo che costituisce l'asso portante del sistema nervoso parasimpatico. Ć la fase in cui manifesto i āsintomi caldiā, quindi febbri, infiammazioni, dolori, infezioni, gonfiori ecc. In questo frangente manifesto i sintomi conseguenti alla mia attivazione biologica, dovuti all'alterazione dei tessuti messa in atto dal cervello durante la fase attiva. Questa fase ĆØ stata definita da Hamer come post-conflittolitica o fase vagotonica A.
Normalmente questa fase dura esattamente la metĆ della fase attiva, dopo di che abbiamo unāulteriore fase di manifestazione simpaticotonica, più o meno lunga e più o meno dolorosa a seconda del tessuto coinvolto, che viene definita ācrisi epilettoideā o più semplicemente CE. In questo fase ĆØ come se il cervello mettesse i puntini sulle āiā. In parole molto semplici ci sta dicendo āse non lo hai capito, hai vissuto uno specifico conflitto, quindi per evitare che te lo dimentichi, te lo faccio rivivere un'altra voltaā. Viene manifestato pertanto in modo più consistente il vissuto dell'attivazione biologica nella sua fase simpaticotonica più acuta.
Successivamente, entro in una nuova fase distensiva, avente come caratteristiche la debolezza e la stanchezza, che viene definita post-conflittolisi B o vagotonica B, che avrĆ la durata necessaria a compensare la durata della fase attiva del conflitto.
Ć utile sottolineare il fatto che una fase vagotonica A non ha mai una durata superiore ai ventun giorni, pertanto se dovessi trovarmi con un'attivazione biologica dalla durata di novanta giorni, svilupperei una fase A di ventun giorni e una fase B della differenza, ovvero sessantanove giorni.
Il tempo viene pertanto ripartito sempre in due parti uguali solo se il conflitto ĆØ durato al massimo quarantadue giorni.
LA MASSA CONFLITTUALE
Un altro fattore da considerare ĆØ il cosƬ detto ātenore del conflittoā, di cui abbiamo giĆ parlato, che potrebbe essere tradotto come la potenza con cui quel conflitto si ĆØ manifestato. Lo possiamo anche chiamare āmassa conflittualeā. Il rapporto che c'ĆØ tra il tenore del conflitto e la durata dello stesso determinerĆ l'intensitĆ dei sintomi nella fase vagotonica e la loro durata.
Considerate inoltre che in base alle conoscenze di cui disponiamo oggi, l'uomo ĆØ l'unico animale in natura che ĆØ in grado di procrastinare un'attivazione per un tempo non coerente con i propri bisogni vitali. Prendiamo l'esempio di un ghepardo. Ć l'animale più veloce del mondo, ciò nonostante deve impiegare un certo quantitativo di tempo per raggiungere la preda. Per fare ciò deve attivare il suo sistema ortosimpatico. Qualora non dovesse raggiungere la preda entro quelli che sono i suoi tempi biologici, ĆØ costretto a fermarsi. Non può correre di più, altrimenti attiverebbe una serie di processi che lo porterebbero rapidamente ad un'alterazione delle sequenze biologiche. Ovviamente lui non lo sa e agisce secondo natura. L'uomo ha qualcosa di diverso. In qualche modo, contiene dei programmi che permettono che questi processi āantibioticiā, cioĆØ contro la vita, possano essere messi in atto. Non sono processi sbagliati o da mettere alla gogna. Se ci sono, significa che hanno un senso e soprattutto hanno una funzione. In quanto tali, vanno celebrati e non condannati.
La natura di questi processi non sono oggetto di questa colonna, bensì di quella dedicata alla filosofia e sarà mia premura affrontare l'argomento molto presto. Al termine della fase di vagotonia B ci sarà un recupero dell'equilibrio psico-vegetativo che sfocerà nel ritorno alla fase di normotonia.
A questo punto il cervello ha registrato l'evento traumatico. Ogni qualvolta questo si ripresenterĆ , se io in quel momento sono ancora la stessa persona che ero al momento del trauma originale, il cervello attiverĆ lo stesso programma. Siamo in questo caso di fronte a quella che viene definita una ārecidivaā. Se io non cambio, attiverò ānā volte lo stesso programma. Se cambio, di conseguenza vivrò lo stesso evento in modo differente, che non sarĆ migliore o peggiore rispetto a come l'ho vissuto la volta precedente. SarĆ solamente diverso, con un altro tenore e probabilmente anche un'altra durata.
Per concludere, il modo in cui il mio asse psiche-cervello-organo reagisce ad un trauma dipende sempre e solamente da me, in quanto da me ha origine il processo dell'attivazione biologica.
Nel prossimo articolo affronteremo la terza legge biologica.