Pulire o disinfettare?
Batteri, micobatteri, funghi e virus hanno uno scopo. Non è che forse servano proprio a me?
L’articolo che segue è la traduzione in italiano di un articolo già pubblicato in versione inglese, rivisitato e modificato.
LAVATI LE MANI!!
Fin da quando ero piccolo, mi è stato sempre insegnato che prima di mangiare bisogna lavarsi le mani. In particolare, sono cresciuto con l'idea che virus e batteri fossero dei nemici da combattere. Leggevo le pubblicità e le etichette dei prodotti per la pulizia con frasi come 'uccide tutti i virus' e 'efficace contro virus e batteri'. Credo che molti di voi possano ricordare citazioni simili nella propria esperienza di vita.
Negli ultimi anni è stato poi esacerbato il concetto della disinfezione, alla luce degli avvenimenti che hanno coinvolto il mondo intero a partire dalla fine del 2019 per conseguenza della diffusione di un virus che a quanto pare nessuno sembra avere ancora visto (sull'esistenza o meno del suddetto patogeno non mi soffermerò ulteriormente perché non ne ho interesse, né tanto meno possiedo gli strumenti per potermi esporre a riguardo). Sono andato a vedere cosa significa “disinfettare” e sul dizionario Treccani ho trovato la seguente dicitura:
“Operazione o complesso di operazioni per la distruzione dei germi patogeni”.
Distruzione. Ebbene sì. Quante volte avete sentito nominare la parola “disinfettare” in questi ultimi tempi? Molto probabilmente ogni giorno. Possiamo dire che è diventato un mantra. Milioni di locali in tutto il mondo hanno installato colonnine per gli erogatori di disinfettanti chimici con i quali pulirsi le mani.
Attenzione: non è mia intenzione giudicare chi fa uso di tali prodotti. Ci tengo a sottolineare che all'inizio dell'articolo ho parlato di “esacerbazione” di un fenomeno che in realtà era presente anche prima. Lo posso dire perché era ben insito in me e per tutta la vita mi sono prodigato nel lavaggio del corpo e soprattutto delle mani in corrispondenza dei pasti, prima e dopo le riunioni di lavoro, in occasione di concerti e situazioni in cui condividevo spazi con altri individui. Gli ultimi tre anni non hanno fatto altro che ingrandire pertanto una sensazione che era già presente e che ho realizzato esistere proprio grazie a questa evenienza.
Paradossalmente, ho smesso di essere così intransigente proprio negli ultimi tempi. Con questo non voglio dire che non mi lavo più le mani e che ho perso ogni tipo di cura per la pulizia del corpo, degli ambienti domestici e in generale degli ambienti che frequento. Ho capito, tuttavia, che è necessario fare un distinguo fra il significato di “disinfezione”, che abbiamo appena approfondito, e quello di “pulizia”, che è ben diverso. Il dizionario etimologico spiega che “pulire” deriva dal latino “lìnere” che significa “ungere”, “spalmare”, “lisciare”, “levigare”, “levare il superfluo”.
“Disinfettare” ci porta nella dimensione della distruzione (Treccani), mentre “pulire” in quella del perfezionamento, della nitidezza e della cura verso qualcosa in generale.
In sintesi, in questi due anni è passato il messaggio che bisogna distruggere qualcosa, anziché prendersene cura. In tanti luoghi ancora oggi sono presenti quegli stessi erogatori che ci hanno accompagnati in questo lungo periodo, motivo per il quale penso che ci vorrà moltissimo tempo per sgretolare la convinzione che ci sia qualcosa di estremamente pericoloso per l'incolumità dell'uomo e che questo debba pertanto essere eradicato dall'esistenza.
BAMBINI
Ho fatto questa introduzione perché la quarta legge biologica ci parla proprio di tutti quegli elementi presenti in natura che la pubblicità e in generale il contesto sociale in cui sono cresciuto ha sempre inquadrato come nemici della salute. Sto parlando di tutti quei microrganismi, presenti sia all'interno che all'esterno del nostro corpo, che vivono in totale simbiosi con noi. Essendo parte dell'esistenza esattamente come lo sono io, anch'essi hanno uno scopo ben preciso. Se non avete ancora letto l'articolo precedente relativo alla terza legge biologica, consiglio vivamente di fermare la lettura di questo articolo e fare un piccolo passo indietro, altrimenti le informazioni che seguiranno risulteranno sconnesse e probabilmente prive di logica. Come sempre, invito a seguire il programma che sto mettendo in gioco dall'inizio, senza saltare alcun passaggio. È un suggerimento che do innanzitutto a me stesso ogni volta che mi trovo ad affrontare un nuovo argomento di studio o, in generale, un processo di apprendimento.
Ripenso spesso a quando ero piccolo, tanto piccolo. Quel periodo in cui non avevo ancora sviluppato nemmeno un barlume di autocoscienza. Non ricordo cosa provavo o facevo in quei momenti, ma credo che i miei comportamenti non fossero molto diversi da quelli dei bambini che vedo oggi, con gli occhi di un adulto. I bambini piccoli non si preoccupano di queste cose. Hanno sempre le mani sporche, si mettono le dita in bocca, e se sono abbastanza grandi si può dire loro di lavarsi le mani prima di mangiare o dopo aver giocato in giardino, ma spesso non ascoltano o si passano velocemente le mani sotto l'acqua corrente senza nemmeno usare il sapone.
Ora, non sto dicendo che nessuno dovrebbe più usare il sapone o che bisogna rimanere sporchi. Tuttavia, mi viene da pensare che, se tutti gli input ricevuti nel corso della mia vita veicolassero l'idea che il contatto con microrganismi potenzialmente patogeni sia pericoloso, dovremmo assistere ogni anno a una strage di piccoli bambini o almeno a gravi crisi di salute. Cosa che, ovviamente, non avviene. Oggi non mi pongo la domanda del perché tutti i bambini non si ammalino nonostante tocchino qualsiasi cosa, in qualsiasi posto e momento, e nonostante giochino fra di loro, si tocchino, si spingano, si mettano le mani in faccia, si buttino cose addosso, talvolta si feriscano e sporchino le ferite con la terra. Eppure non ci sono stragi. Tutti ne vengono fuori miracolosamente indenni.
La domanda che mi potrei porre semmai potrebbe essere la seguente: come mai oggi che sono adulto invece mi creo questo tipo di pensieri? Perché è cambiata così tanto la mia percezione dei microbi?
La risposta la riserbo alla fine di questo articolo, nel frattempo andiamo a scandagliare la quarta legge biologica.
GERMI
Il nostro corpo è praticamente un grande condominio per migliaia di specie diverse tra batteri, micobatteri e funghi. Addirittura il numero di batteri supera il numero di cellule del nostro corpo. Io sono fondamentalmente la casa dei miei batteri. Inoltre, ci sono degli elementi, i virus, che non sono identificabili chiaramente come degli organismi veri e propri, quindi vitali, in quanto non possono riprodursi se non con la possibilità di essere “ospitati” da una cellula “bersaglio”. Nel libro “il Viaggio Impossibile” di Katia Bianchi e Sandra Pellegrino viene citato il fatto che lo stesso Hamer non era sicuro di questo fatto, definendo i virus come “pezzetti di materiale genetico senza vita e un'identità propria”.
In realtà oggi la ricerca scientifica non ha saputo dare una risposta sul come le cellule del corpo umano interagiscano fra di loro e negli ultimi decenni sono state fatte delle scoperte interessantissime sul fatto che le cellule producano in continuazione delle piccole vescicole, in termini molto basilari delle sorte di cellule figlie, che sono a tutti gli effetti in grado di scorrere nel sangue. Queste vescicole trasportano materiale genetico che, guarda caso, è esattamente ciò che fa un virus.
Su questo fronte ci sarebbe molto su cui discutere e sarebbe bello ascoltare l'opinione di qualche esperto a riguardo. Tutt'oggi, ripeto, le modalità con cui le cellule comunicano l'una con l'altra resta ancora un mistero. Si sa pertanto che esistono degli elementi chiamati virus. Ne sono state fatte diverse classificazioni. Si è osservato come agiscono e che tipo di materiale genetico trasportano, ma non si è ancora capito perché lo fanno. In realtà, la quarta legge di Hamer ci dà qualche indizio.
Tornando al nostro condominio, esso contiene come abbiamo visto quattro diversi compartimenti: endoderma, meso-arcaico, meso-recente ed ectoderma. Da ognuno di questi foglietti viene costruito l’appartamento di una determinata famiglia di microrganismi, che si suddividono come segue:
I tessuti regolati dal tronco cerebrale, derivanti dall’endoderma, ospitano funghi e micobatteri
I tessuti regolati dal cervelletto e dal midollo cerebrale, rispettivamente derivanti da meso-arcaico e meso-recente, ospitano batteri
I tessuti regolati dalla corteccia cerebrale, derivanti dall'ectoderma, ospitano i virus
Come ho già indicato precedentemente, ogni famiglia di microrganismi ha la sua specifica funzione. In particolare quelli che popolano il cervello arcaico, formato da tronco e cervelletto, hanno la funzione di proliferare nella fase attiva del programma, per poi entrare in azione nella fase di vagotonia o riparazione, mettendo in atto un processo di necrosi caseosa che può dar vita ad arrossamenti, irritazioni, infezioni e così via. Questo accade sempre in prossimità di attivazioni del paleo-encefalo.
Per quanto riguarda la porzione di cervello più recente, ovvero quella formata dal midollo e dalla corteccia cerebrale, la funzione dei microrganismi è diversa. Per ciò che concerne la sostanza bianca (midollo), i batteri proliferano generalmente dopo la conflittolisi, entrando subito in azione con la funzione di riparare i tessuti che sono stati ulcerati o necrotizzati nella fase attiva del programma. I virus hanno la stessa funzione per i tessuti regolati dalla corteccia, ovvero entrano in gioco nella fase di riparazione per ricostruire i tessuti precedentemente ulcerati.
Per riassumere, i microrganismi che popolano i tessuti regolati dal cervello arcaico riducono le masse esuberanti dopo la fase attiva, mentre quelli che popolano i tessuti regolati dal cervello recente rigenerano le porzioni di tessuto necrotizzate o ulcerate dopo la fase attiva.
PAURA
Cosa significa tutto ciò? Nulla di più di quello che ho già scritto, ovvero che io come essere umano ho bisogno di funghi, micobatteri, batteri e virus affinché i miei programmi biologici possano completarsi. Sono variabili fondamentali affinché i programmi possano raggiungere il risultato per il quale sono stati configurati.
Mi rendo conto che in quest'epoca e soprattutto in questo ultimo periodo parlare in questi termini può risultare strano o per lo meno fuori dal comune. Per anni ho dato potere ai condizionamenti che mi hanno portato a credere che virus e batteri fossero qualcosa di negativo da debellare a tutti i costi. Una volta, ma in realtà fino a non molto tempo fa, se mi fosse caduto per terra un pezzo di cibo lo avrei buttato via.
Ora al massimo ci do una soffiata e poi lo mangio, senza farmi troppi problemi o pensieri auto-sabotanti. Ne sono consapevole, qualcuno potrà pensare che la cosa faccia schifo o che non sia igienica. Potrebbe essere, tuttavia non è tanto il giudizio sull'atto in sé ad essere importante. L'aspetto su cui voglio concentrare l'attenzione è che non avrei paura di morire se mangiassi qualcosa che è caduto per terra. È ovvio che tutto va commisurato al contesto e alla pulizia del luogo in cui mi trovo, ma fondamentalmente non ho più paura che, tramite il semplice contatto con il pavimento, il cibo venga 'assalito' da batteri pericolosi che abbiano lo scopo di rendermi la vita difficile. Non sto esagerando, ho avuto in passato pensieri che si avvicinavano a quanto appena descritto.
La paura, ancora una volta, è ciò che questa disciplina vuole trasformare. La paura non è un'emozione nociva o da mettere nel settore “cose cattive da eliminare”, esattamente come i batteri, i funghi e i virus. La paura mi consente, come un GPS, di comprendere meglio qualcosa di me.
Ciò che mi sollecita emotivamente parla di me, in qualsiasi situazione e contesto. Tuttavia, se non comprendo questo, essa diventa a tutti gli effetti un elemento bloccante, alimentando quella parte di me che preferirà sempre non osare e cercherà sempre un posto sicuro dove stare. Un luogo dove posso avere il controllo della situazione, cosa che ovviamente è un'illusione.
Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.
Martin Luther King Jr