Le Leggi Biologiche ci insegnano a vivere - La mia intervista a Federico Franco
Bilancia ormonale, depressione e stato della società occidentale
Federico Franco è un Essere Umano, prima che psicologo e divulgatore di leggi biologiche e connessioni mente-corpo. Da molti anni organizza seminari per diffondere ed integrare le conoscenze che il dott. Hamer ha messo a disposizione e di cui chiunque - nessuno escluso - può fare esperienza in ogni momento della propria esistenza. In questa intervista avremo modo di approfondire tematiche come l’importanza della bio-genealogia nei programmi biologici e il ruolo della bilancia ormonale all’interno della società. Per tutti coloro che volessero contattare Federico o avere maggiori informazioni sul suo lavoro, potete accedere al suo sito cliccando il seguente link. Buona lettura.
Ciao Federico e benvenuto. Come prima cosa vorrei sapere perché hai scelto di studiare psicologia all’università.
Prima di entrare a Psicologia, quello stesso anno provai anche il test di ammissione per Scienze Motorie e Fisioterapia. Pensandoci a posteriori, in quel momento della vita ero già alla ricerca di qualcosa che potesse fornirmi maggiori informazioni sul funzionamento della psiche e del corpo, ma il vero motivo che mi ha portato ad iscrivermi alla facoltà di Psicologia fu la necessità da parte mia di trovare un’identità. Ho fatto tutto il percorso, i cinque anni e l’esame di stato, obbligatorio per poter svolgere l’attività di psicologo. Sono arrivato ad iscrivermi anche all’albo degli psicologi, ma verso i trent’anni è scattata in me la curiosità di analizzare con altre lenti certe spiegazioni “accademiche” che fino ad allora avevo dato per scontate.
Come sei arrivato alle cinque leggi biologiche?
Al tempo andai ad una conferenza di Antonio Bertoli in cui presentava il suo libro “Le Vere Origini della Malattia”, dal punto di vista della psico-bio-genealogia. Da quel momento in poi cominciai la ricerca di tutta una serie di corsi - che tra l’altro ho frequentato - con l’obiettivo di conoscere meglio le cinque leggi biologiche. Da sette anni a questa parte propongo corsi e seminari al fine di avvicinare chiunque senta la necessità e la voglia di scoprire queste informazioni. Sono uscito nel frattempo dall’albo degli psicologici perché sento di non avere più bisogno di quell’identità. Il mio presente è questo, ma è in divenire, esattamente come la biologia. In più mi affascina il fatto di “verificare” sempre le informazioni apprese e attraverso cui interagisco quasi quotidianamente durante i consulti individuali.
A questo proposito, io credo che sia proprio l’attività clinica a mantenere in vita quel “divenire” di cui parli tu. Questo può avvenire solamente indagando e ponendo domande alle persone che mettono a disposizione del terapeuta le proprie personali esperienze. Sei d’accordo?
Assolutamente sì. Partendo in primis dalle piccole cose, come un raffreddore o un mal di testa. Soprattutto su di sé.
Secondo me le leggi biologiche ci insegnano a vivere, perché di fatto sono dentro di noi. Anche se non le conosciamo in qualche modo ne facciamo esperienza. Se spiego a qualcuno la causa di un raffreddore e quel qualcuno mi risponde dicendomi di non credere ad una sola parola di ciò che gli ho detto, la “programmazione biologica” che scatenerà tutti i suoi raffreddori futuri sarà sempre la stessa. Che tu le conosca o meno, le leggi biologiche agiscono sempre e comunque.
È curioso che tu abbia conosciuto le leggi biologiche tramite Antonio Bertoli. Hai avuto modo di approfondire anche il tema della Bio-Genealogia?
Da autodidatta, mi ero spinto a leggere dei libri che ne parlavano e mi stupii quando sentii Antonio parlare di leggi biologiche. Non ho mai fatto una formazione in merito a questo. Tuttavia, da un anno e mezzo la sto sperimentando su di me in modo “spontaneo”, grazie ad uno psico-genealogista con cui sto conducendo un lavoro personale: Daniele Ramponi. Mi sento di confidarti che si tratta di un lavoro potente e profondo, verificabile esattamente come le cinque leggi biologiche.
Io personalmente dopo l’anno con Francesco Gramazio ho potuto sperimentarlo empiricamente all’interno della mia famiglia, osservando le dinamiche che intercorrono nel rapporto tra mia madre e mio padre. Stai avendo modo di osservare anche tu i processi famigliari che ti coinvolgono?
Proprio grazie a questo lavoro che sto svolgendo da un anno e mezzo. Per esempio, sto verificando delle coerenze tra me e mio cugino rispetto a come lui sta vivendo un’esperienza della sua vita, in particolar modo sull’aspetto territoriale. Ho potuto fare quello che hai fatto tu, osservare collegamenti precisi che nel momento in cui li integri ti permettono di fare dei piccoli cambiamenti nella vita di tutti i giorni.
A questo proposito, in un mio recente articolo ho accennato al tema della genetica. Ho scritto che i medici inconsapevolmente dicono una cosa esatta, in quanto la somma delle esperienze di un mio parente sono anche dentro di me, in termini di memoria cellulare. Pensi che ci possa essere una sorta di “ereditarietà” dei risentiti emotivi?
Quello che dicono i medici è una mezza verità. Loro stessi credono - nella loro comunicazione - che la “cascata genealogica” abbia un’origine esclusivamente materiale, inteso come corporeo. Non prendono tuttavia minimamente in considerazione l’aspetto di cui parli tu. Il nonno che fallisce e il nipote che ripete un’esperienza simile alla stessa età. Uno può pensare ad una coincidenza. In realtà c’è un collegamento di informazioni che il nipote porta dentro di sé, che entrano in gioco nel momento in cui si trova dinnanzi una situazione che viene percepita esattamente come l’aveva vissuta il nonno. Questo è un esempio molto banale, ma se avessimo la voglia di andare ad osservare la nostra vita con queste lenti, ci renderemmo conto che situazioni come quella appena descritta non sono per niente rare. Una malattia non può essere “trasmessa”. Un’informazione invece sì. L’oscillamento stesso della bilancia ormonale è anche la conseguenza di bilance ormonali genealogiche. Oggi il modo in cui si muove la bilancia è in risposta ad una serie di eventi che le generazioni precedenti hanno vissuto.
Puoi ampliare questo concetto?
Secondo me la bilancia ormonale di un individuo è la risposta migliore a tutto ciò che, per esempio, mio padre, mio nonno o qualcuno del mio clan ha cercato di portare a termine senza però riuscirci.
Come se il sistema famigliare in qualche modo richiedesse la chiusura di un ciclo?
Esatto. Il contesto Socio Culturale però non è più lo stesso e bisogna fare i conti con questa verità. Prova a pensare a ciò che abbiamo vissuto negli ultimi tre anni. Seppur con diverse sfumature, possiamo dire di aver percepito quegli avvenimenti come fossimo stati calati in una sorta di “guerra” o “apocalisse”. Ognuno di noi ha risposto allo stesso modo di chi, prima di noi, ha vissuto esperienze simili, come per esempio la seconda guerra mondiale. Sono due guerre diverse, ma con lo stesso percepito emotivo.
Mi viene in mente il concetto di “invasore”. Nella seconda guerra mondiale potevano essere dei soldati o dei vicini delatori. Tre anni fa erano dei vigili che ti chiedevano dove stessi andando o delle istituzioni che ti obbligavano a restare a casa.
Certo e in questo caso, per esempio, potremmo aver avuto una risposta dei bronchi, in quanto coinvolti dal risentito emotivo di un conflitto di minaccia di territorio. Situazioni diverse, ma stesso conflitto biologico.
Direi che hai sintetizzato molto bene il concetto. Alcune informazioni possono avere un impatto maggiore su di me rispetto a quanto lo possano avere su mio fratello, per esempio. La mappa dei Talenti, in questo senso, è molto utile per approfondire questi meccanismi.
È un grande strumento, anche se non sono esperto.
È un argomento molto vasto. Anche se ne sono molto attirato, devo tuttavia virare verso altri argomenti. Tu hai partecipato come relatore al corso di “Medicina Scientifica”. Secondo te perché sei stato scelto per parlare di bilancia ormonale e costellazioni schizofreniche?
Mi ha chiamato Matteo Penzo e mi sono sentito onorato dell’invito. Soprattutto per la possibilità di condividere insieme ad altri psicologi e psicoterapeuti partecipanti al corso di Medicina Scientifica il tema della bilancia ormonale e delle Costellazioni Schizofreniche attraverso la voce di chi ha frequentato un percorso di studi “Istituzionale” simile al loro, ma con la voglia e la passione di tramandare l’osservazione e la comprensione - in termini eziologici - del nostro comportamento attraverso la lente delle 5 leggi biologiche.
Nel modulo delle costellazioni schizofreniche si parla moltissimo di bilancia ormonale, tema che mi affascina tantissimo perché porta risposte veloci e rapide sul comportamento e sullo stato dell’individuo. Sono informazioni utilissime per tutti, perché ti permettono di comprendere te stesso e l’altro in maniera profonda e verificabile. Facciamo l’esempio della depressione. Che cos’è? La perdita di un territorio, nel caso dell’uomo destrimane. Cos’è il territorio? È l’insieme degli spazi in cui un individuo si può manifestare nella sua totale libertà. Può essere un partner, una radio, una stanza, un’auto. Spazi di libera esistenza. Tematiche sulle quali né la psichiatria, né la psicologia danno spiegazioni in questo senso.
Visto che hai parlato di depressione, mi piacerebbe approfondire questo argomento. Prima però spiegami con i tuoi termini cosa si intende per bilancia ormonale.
Per bilancia ormonale si intende la “danza” tra il testosterone e gli estrogeni. Sono gli ormoni che determinano in maniera molto significativa l’atteggiamento del soggetto nei confronti della vita. Queste oscillazioni sono responsabili di quadri comportamentali che tutti Noi possiamo essere “chiamati” ad attuare, a seconda degli eventi con cui entriamo in relazione. A seconda del nostro oscillare tra questi due ormoni, sia per le donne che per gli uomini, andiamo a definire l’aspetto sessuale, o relazionale, che andrà a definire a sua volta i nostri tratti di mascolinità o femminilità, rispettivamente regolati dal testosterone e dagli estrogeni.
Mi piace il concetto di “danza”. Io ho evinto che all’interno della Nuova Medicina ci sia una sorta di fraintendimento, di cui io stesso sono stato vittima, ovvero il pensiero che si passi da un emisfero all’altro sistematicamente. Non si tratterebbe quindi di una danza, bensì di una sorta di “salto in lungo”. Non è così. È come se ci fossero dei cancelli che si aprono e si chiudono a seconda delle esigenze che la quotidianità ti mette di fronte. Sei d’accordo?
La tua metafora calza a pennello. E ti dirò di più, da un punto di vista fisiologico, ci sono vere e proprie aree cerebrali (chiamate perinsulari) abitate da neuroni i cui recettori/cancelli sono sensibili e si attivano a seconda delle informazioni contenute all’interno delle aree cerebrali coinvolte dal “teatro della danza”.
Tornando alla depressione che hai citato prima, si tratta di uno dei “disturbi” più diffusi al mondo, sia in termini numerici che in termini geografici ed in costante aumento. Mi vuoi spiegare la tua visione, sia dal punto di vista delle leggi biologiche che dal punto di vista clinico nel campo della psicologia?
Te lo dico da essere umano, senza etichette. L’aumento degli stati depressivi, ovvero la perdita del territorio che un individuo può esperire, è fortemente frequente in questo momento storico perché siamo compartecipi di un sistema che mette l’individuo nella condizione di lotta estrema per il territorio. Battaglie che vengono sistematicamente perse da chi le attua. Fallimenti aziendali, separazioni matrimoniali. In termini di leggi biologiche, non tutti gli individui hanno questa “risposta”. È infatti tipica degli uomini destrimani e delle donne mancine in quanto agiscono sotto l’influsso rispettivamente del testosterone e del progesterone. È anche vero che i mancini possono anch’essi tendere a stati depressivi, seppure con un’intensità minore rispetto alle due categorie appena citate.
Riguardo gli uomini mancini, parli di una depressione “biologica” che è naturalmente dovuta all’influsso degli estrogeni, oppure di una depressione causata da un conflitto di territorio vissuto nell’emisfero opposto?
Il mancino ha la caratteristica del “Salto del Cavallo”, per citare Hamer. Quindi è configurato per danzare da un emisfero all’altro con tenori conflittuali più tenui, in linea generale. Tuttavia, la depressione può accomunare tutti ed è in aumento perché questo sistema è schiacciante su quello che nel mondo delle leggi biologiche chiamiamo “diritto di esistere”. Non è un sistema che ci indirizza verso i nostri talenti o verso una strada che possa essere coerente con le nostre attitudini. Siamo in un momento storico che da questo punto di vista è un disastro. Secondo me ciò che accomuna la depressione in tutti gli individui che la vivono è l’assenza di volontà di vivere, a prescindere da quale sia l’emisfero cerebrale di appartenenza. Ci sta che ci siano dei momenti in cui non si ha voglia di fare niente, perché in quel momento è sensato che le cose debbano andare così, però è sintomo “comunicativo” di uno stato depressivo. Ripeto, questo sistema sociale è fortemente oppositivo verso la possibilità di sviluppare serenamente delle sane e proficue relazioni. È un problema sistemico, socio-culturale. E la bilancia sta rispondendo in maniera molto forte aumentando le crisi di identità sessuale. Il maschio non fa più il maschio e la femmina non fa più la femmina. Il maschio ha tendenze estrogeniche nella relazione e la femmina diventa aggressiva e maniacale, privandosi del piacere di stare negli estrogeni.
Conflitti di territorio. Mauro Sartorio in un suo video sul mancinismo spiega come i mancini e le mancine siano la “porzione di umanità di riserva” che può riportare l’equilibrio in una situazione come quella che hai appena descritto, in cui i destrimani soffrono di conflitti di identità e territorio. Sei d’accordo?
Le manifestazioni depressive, come ho già detto, le patiscono di più i destri e le mancine. Nell’ambiente sportivo ho potuto osservare le modalità di risposta a determinati eventi di alcuni atleti e la mia esperienza, seppur breve, mi dice che in questo momento il mancino è configurato biologicamente per “svincolarsi” un po’ più agilmente da situazioni di elevata pressione esterna.
Anche perché una “vessazione” è tendenzialmente vissuta in modo più conflittuale da un destrimane rispetto ad un mancino..
Certo. Siamo in un periodo in cui la tendenza a dare una risposta diretta “a muso duro” è messa in discussione. Non esiste più una situazione in cui due individui si affrontano faccia a faccia per risolvere una situazione. Siamo in un contesto in cui per risolvere un problema fra due capi branco bisogna chiamare un avvocato o un intermediario. Viene soppressa la capacità di andare direttamente “sul pezzo” e quindi occorre avere facoltà più “strategiche” per ottenere un risultato. Questa è una caratteristica dei mancini o delle donne destre, secondo la didattica biologica. È a tutti gli effetti un vantaggio. Tuttavia, torno a dire che la depressione non è altro che la risposta biologica ad un conflitto di territorio, solo che in questo momento colui o coloro che vengono percepiti come minacce per il territorio rappresentano un avversario invincibile! Prendi l’arrivo di una parcella di Equitalia o dell’Agenzia delle Entrate. È come essere al di fuori della tua caverna e vedere all’orizzonte una squadra di indiani a cavallo dirigersi in modo minaccioso verso di te. Tu come reagiresti? Cercheresti di combatterli o decidi deliberatamente di sottometterti? Ti faccio un esempio un po’ più concreto: se il mio collega di lavoro mi minaccia e la mia volontà “sarebbe” quella di difendermi con ogni mezzo a mia disposizione, non lo posso fare altrimenti perderei il lavoro, la casa e la possibilità di sostenere la mia famiglia. Che faccio? Preferisco soccombere e magari mi faccio un’ulcera alle vie biliari.
O ancor peggio un conflitto alle coronarie. Alla luce degli ultimi tre anni è plausibile pensare che molte persone abbiano vissuto conflitti di territorio? A me sembra tutto estremamente logico. Da come parli, però, sembra non ci sia una via d’uscita. Se arriva uno tsunami non puoi tentare di bloccarlo con le sole mani. Forse è qualcosa in cui dobbiamo passare per comprendere qualcosa?
Sì. Come dici tu non possiamo fare diversamente. La cosa avvilente è che queste oscillazioni sono vissute per fattori che non sono biologici. Non è biologico che io mi faccia un infarto coronarico perché perdo il lavoro in fabbrica.
Cosa intendi quando dici che non è biologico? Un infarto coronarico è sensato..
Io dico che non è biologico lavorare quaranta ore a settimana. In chiave biologica, un uomo di migliaia di anni fa andava a caccia per due giorni consecutivamente e poi per tre giorni faceva cose diverse, mentre l’intera tribù si nutriva con il prodotto cacciato. Oggi con quaranta ore fai fatica ad accumulare ciò che ti serve per vivere, un affitto e del cibo. Cosa c’è di biologicamente sensato in questa conduzione di sistema sociale? Il tuo organismo è spinto con tempi e intensità che sono soprannaturali. È biologica la risposta delle coronarie, ma non è biologico l’aspetto sociale. Ci rendiamo conto di cosa stiamo vivendo?
È un po’ come se ci venisse chiesto di fare una maratona con una gamba sola. Credo però che la conoscenza delle leggi biologiche possa aiutare ad adattarsi anche a situazioni che non sono biologiche, per usare il tuo vocabolario, e quindi “modificare” i risentiti emotivi che possono attivare in modo violento determinati organi. Cosa ne pensi?
O mi sposto io o si sposta il muro.
E ovviamente ti devi spostare tu..
Prendi una donna destrimane. Mettila a fare il capo d’azienda. Affinché ella possa sopravvivere al meglio rispetto alla posizione che sta vestendo, si deve spostare a livello ormonale. Si tratta di uno spostamento che non è sbagliato, è semplicemente funzionale a rispettare ciò che il suo cervello sta sentendo. Il problema è che questo ha delle ripercussioni in termini di “piacere dell’esistenza”, perché non è progettata per sentire piacere in un territorio che non le appartiene. Lo può fare per necessità, ma non per una vita. Altrimenti non potrà mai coltivare il suo territorio biologico, ovvero quello della maternità, della fertilità e dell’accoglienza. Se un uomo destro non è libero di sviluppare il proprio territorio, la natura gli da la possibilità di diventare un po’ più femminile e remissivo, ma questo comporta depressione, insoddisfazione e calo di libido. Dal momento che l’energia sessuale è ciò che trascina l’esistenza, sia per l’uomo che per la donna, quando vengono schiacciati i due pulsanti delle perinsule “protagonisti” di questa manifestazione pulsionale, sessuale e creativa, hai già messo a repentaglio la tua specie. A breve termine tra l’altro. In questo momento gli stimoli provenienti dalla nostra cultura occidentale stanno “spingendo” tantissimo su queste due aree, con conseguenti bilance ormonali spostate. Adolescenti che vivono situazioni di “pareggio” ormonale, con speciazioni più rarefatte, sfumate, indefinite.
Né carne, né pesce?
Sì, con conseguente impossibilità a maturare definitivamente, come uomo o come donna. Questo si può manifestare con particolari sofferenze all’interno delle relazioni. Vedi persone di 35 anni che sono a capo di aziende con una media di età di 50 anni. Comprendi da solo che non si tratta di situazioni biologicamente sensate. Riprendo l’esempio della caccia per sopravvivere. Posso pensare di andare a caccia con una persona più lenta e meno forte di me? Posso pensare di dover procacciarmi il cibo con la preoccupazione di dover pensare a qualcun altro oltre che a me, rischiando di rallentare le mie azioni e quindi indebolirmi? Ci devo andare con qualcuno che è almeno forte quanto me, se non di più. È un sistema costruito per disintegrare un’intera civiltà.
La depressione negli uomini destrimani ha anche come conseguenza il venire meno di figure direzionali. Questo si ripercuote per esempio nei contesti aziendali, dove la mancanza di una direzione definita può portare ad esiti drammatici in termini di operatività e risultati, non credi?
Assolutamente sì. La cosa tragica è che questi processi li vedi in opera anche fra gli adolescenti. Prima ti parlavo del fatto che le persone non si affrontano più faccia a faccia, come fanno due lupi quando devono contendersi il territorio. Oggi ci ritroviamo con ragazzi di sedici anni che sono un po’ più “svampiti” rispetto a vent’anni fa. Si parla di migliaia di anni di evoluzione eppure bastano pochi decenni per deformare intere generazioni. Secondo me sono tutti “tenuti bassi”. Sono troppo seguiti dai genitori che naturalmente proiettano su di loro tutto lo scibile conflittuale, tra cui il senso di colpa per non riuscire a stare con loro abbastanza.
Un altro bel programmino in background, quello del senso di colpa..
Faccio sempre una battuta. Se oggi passo davanti ad un istituto superiore della mia città - mentre negli anni ottanta e novanta vedevo file di motorini e biciclette uno sopra l’altro - oggi all’orario di uscita vedo Suv in terza e quarta fila, con all’interno i genitori che vanno a prendersi i figli. L’uscita di scuola è un importante “punto territoriale”, in quanto il sedicenne di turno può andare dalla vicina di banco che gli piace e chiederle di uscire il pomeriggio per fare un giro.
L’impossibilità di maturare come uomo o come donna ti può portare a vivere le relazioni nelle vesti di figlio anziché di partner! La bilancia ormonale ha lo scopo di portare l’uomo fuori dalla caverna per affrontare l’esistenza e la donna ad essere il miglior bacino contenitivo per l’esistenza stessa.
Secondo le leggi biologiche, il senso dell’omosessualità risiede nel fatto che un maschio subisce un conflitto di territorio nei primi anni di vita per una durata superiore ai nove mesi. È possibile che alla luce di quanto dici, l’età entro la quale questa attivazione può avere luogo si sia estesa oltre gli anni dell’infanzia e della pubertà, fino ad arrivare all’adolescenza?
Nella mia esperienza, gli omosessuali che ho conosciuto sono tutti destrimani (Donne e Uomini). Ho conosciuto anche donne mancine di trentacinque / quarant’anni che hanno avuto relazioni omosessuali in età adolescente. Ciò non toglie che ci possano essere anche mancini omosessuali, ma per il già citato “salto del cavallo” essi sono propensi ad oscillare più facilmente dall’omosessualità all’eterosessualità. Trovo conferma sui conflitti di territorio in tenera età.
L’Adolescenza è la tappa evolutiva durante la quale ognuno di noi è chiamato a manifestare e ad integrare la propria Identità Sessuale/Relazionale. Si esce dalla Caverna e si instaurano Nuove Relazioni con i pari e altri adulti di riferimento, ma le esperienze conflittuali e di territorio hanno prodotto già dei solchi all’interno di ognuno di Noi durante i primissimi anni di vita.
Io ricordo molto bene che alla fine degli anni novanta, quando avevo poco più di vent’anni, sentivo già all’epoca numerose storie di separazione. Tante di queste esperienze, sempre in aumento, vedono al loro interno la presenza di figli piccoli.
Con questo non intendo dire che questa sia la causa scientifica che tutti questi bambini siano diventati o diventeranno omosessuali, tuttavia mi viene da ipotizzare, a distanza di anni, che una separazione porta inevitabilmente a conseguenze nello stato psichico dei figli, spesso in merito l’Identità Sessuale, ovvero relazionale. Se in tenera età vedo i due mammiferi che mi hanno generato litigare e infamarsi a vicenda, dove mi trasporta la mia bilancia ormonale? È meglio essere maschi o è meglio essere femmine? Sto con uno o sto con l’altro? Il mio cervello cosa mi chiede di fare? Cosa faccio se è mia madre a chiedermi di essere il suo compagno? Considera poi che queste cose non accadono solo in caso di separazioni..
Effettivamente, anch’io noto una certa “confusione” negli adolescenti di oggi..
Ti racconto questa. Immagina la spinta biologica che puoi provare nell’andare a suonare il campanello della casa dove abita la ragazza che ti piace, con l’altissima possibilità che ti possa aprire o rispondere sua madre o suo padre e immagina poi quella che puoi provare invece nello scrivere un messaggio su WhatsApp direttamente a lei, bypassando il reale ostacolo per la conquista del territorio, ovvero i genitori! Il fatto di pensare che questo passaggio sia mediato dalla tecnologia pone una pietra tombale su tutto.
A questo punto devo chiederti cosa pensi dei siti di incontri e il fatto che oggi le persone si conoscano proprio in questi contesti.
Luca tu non sei cresciuto con un cellulare giusto?
Il primo è arrivato a diciassette anni, ma potevo mandare solo sms. Era comunque qualcosa che mi faceva sentire il senso del “provarci con una ragazza”.
Qui c’è una netta differenza. Ascoltami. Nel sms che mandavi alla ragazza che ti piaceva dovevi stare attento a scrivere tutto quello che dovevi comunicarle nel limite di caratteri che avevi a disposizione. Se sbagliavi oppure omettevi qualcosa, dovevi mandarne altri due o tre spendendo anche 60 centesimi per ogni messaggio. Ora quella sensazione è scomparsa perché hai sempre una seconda possibilità. È tutto semplificato. Non c’è una “fatica” a monte. Capisci che oggi la bilancia in questi casi viene azzerata. Tu che le hai vissute sulla tua pelle, hai un cervello che ha fatto esperienza di un evento che ti ha maturato in una determinata modalità. I ragazzi che sono nati nel duemila questa esperienza non l’hanno fatta perché andavano in discoteca accompagnati dai genitori. E come puoi corteggiare una ragazza con la mamma di fianco?
È un problema sociale?
Dovremmo riprendere questa discussione fra almeno dieci anni per poterlo affermare. Tuttavia, ti posso dire che a mio avviso le future relazioni saranno meticce, in quanto l’odierna biologia dello straniero è assai differente rispetto a quella dell’occidentale medio. Ha qualità più “attrattive” nei contesti relazionali e più vicine allo stato “di natura”.
Cosa consiglieresti a chi si addentra per la prima volta nel mondo delle leggi biologiche?
Consiglierei in sequenza i libri di Claudio Trupiano e successivamente quelli di Katia Bianchi con Sandra Pellegrino, che invece sono più tecnici. Inoltre, ci sono numerosi corsi dove si possono apprendere i primi concetti di leggi biologiche in Italia, tra cui Daleth e il progetto di Mauro Sartorio. Ogni tanto propongo dei seminari anch’io. Consiglio anche di ascoltare diverse campane e sentire quella che risuona maggiormente dentro di te in quanto, come ho già detto inizialmente, secondo me le leggi biologiche ci insegnano a vivere.
Articolo bello e ben scritto. Peccato per la citazione di Ramponi che, a mio parere, improvvisa una preparazione che non ha su argomenti che non gli sono propri. Federico è un bella persona e una bella anima: affidarsi e affidarla a persone come Daniele rischia di portala in strade tortuose e post-mortali…