La Cabala è un Dono per tutti?
La mia esperienza con uno dei saperi più importanti del mondo ebraico
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QUABBALAH
La Quabbalah ebraica, o semplicemente "Cabala”, è un antico corpo di studi che vede la sua diffusione intorno al VII-VIII secolo d.C. Si tratta di un complesso intreccio di conoscenze che mirano a spiegare l’origine del tutto, a partire da elementi come la parola, le lettere, i simboli e soprattutto la matematica, che nel gergo cabalistico viene definita ghematria. È naturalmente impossibile spiegare in poche righe l’immenso e forse infinito significato che si cela dietro questa scienza teologica, ma nel corso dell’articolo tenterò di donarvi qualche rapido indizio e chissà, magari accendervi un po’ di curiosità. Non ho un chiaro ricordo di come la Cabala sia entrata nella mia vita. La cosa sicura è che poco più di un anno fa mi recai a Padova presso una libreria esoterica per comprarmi dei libri.
Al tempo non avevo bene idea di cosa fosse, ma mi balzò agli occhi uno scaffale interamente dedicato alle filosofie ebraiche. C’erano diversi libri, con copertina rigida, flessibile, collane, volumi, libercoli, persino tarocchi. Mi incuriosii, pertanto chiesi al proprietario della libreria quale libro fosse più adatto per una persona che, come me, si apprestava per la prima volta ad affrontare l’argomento. Mi spiegò tutto per filo e per segno, così alla fine optai per un libro che, secondo la sua personale esperienza, raccoglieva le basi cabalistiche in modo relativamente comprensibile. Il titolo del libro era “La Quabbalah mistica” di Dion Fortune, oggetto che tutt’ora possiedo e rileggo saltuariamente per scopi di studio.
Dion fu una scrittrice, psicoterapeuta ed esoterista gallese. Fece parte della Golden Dawn, dalla quale fu espulsa, a quanto pare per aver rivelato alcuni segreti che non sarebbero mai dovuti uscire dall’ordine. Il suo nome iniziatico fu Deo non fortuna, dal quale derivò il suo soprannome di penna (invito chi volesse approfondire ulteriormente alcuni passi importanti della vita di Dion a leggere un interessante articolo preso dal sito www.spaziofatato.net). Per quanto riguarda il libro citato nel paragrafo precedente, è disponibile anche l’intero audio-libro su Youtube.
Dion Fortune definiva la Cabala “lo Yoga dell’Occidente”. Le sue conoscenze nel campo della psicoterapia e le presunte doti di medium delle quali disponeva hanno fatto sì che la lettura della filosofia cabalistica da lei avanzata sia al giorno d’oggi una delle più cristalline e comprensibili mai proposte al pubblico occidentale. Viene naturale pensare che incappare in temi come l’origine dell’universo, lo scopo dell’uomo sulla terra o ancora il ruolo di Dio possa essere addirittura controproducente se affrontati in maniera superficiale. Non si tratta di argomenti dei quali si discute normalmente al bancone del bar o in pausa pranzo con i colleghi di lavoro. Sono discussioni ataviche, viscerali e profondamente connesse con la storia stessa dell’uomo. Dati di realtà che sono già dentro di noi, a prescindere dal fatto che li si riconosca oppure no. Il fatto di volerne parlare o approfondirne il senso è appannaggio del singolo, il quale deciderà autonomamente se varrà la pena coltivarne il seme e far crescere la piantina. Questi semi vengono sparsi da anni, secoli, millenni in tutto il mondo e chissà, addirittura oltre. Questo corpo di conoscenze, teorie, elucubrazioni si è diffuso e tramandato di generazione in generazione e pertanto è stato vittima di speculazioni umane.
Oggi abbiamo a portata di mano migliaia di libri, testimonianze, studi, eventi, religioni, film, sedicenti guru, conferenzieri, persino sensazioni che ci parlano di Dio e dell’Origine dell’Universo. L’unica cosa che possiamo fare, all’interno di questo mare di conoscenze, è seguire ciò che ci fa stare meglio. Farci trasportare da ciò che sentiamo più compatibile con ciò che intuiamo di essere. Percorrere il sentiero su cui meglio poggiano i nostri piedi. In qualità di occidentali, tendiamo a percepire tutto in termini polari, dando accezioni antagoniste alle diverse informazioni che attraggono la nostra attenzione.
Nella fattispecie, Dion Fortune parla di Microcosmo, che è proprio tutto ciò che rientra nel nostro campo percettivo e che non è sottoposto a metri di giudizio o polarizzazioni, in quanto espressione di una realtà più grande e apparentemente inaccessibile: il Macrocosmo.
Il mio tentativo sarà pertanto l’ennesima distorsione di un sistema di informazioni estremamente complesso che probabilmente non è possibile spiegare a parole, per lo meno da parte mia. Tuttavia la Cabala mi attira in ogni suo aspetto e questo è sintomo del fatto che in questo oceano di concetti che danzano tra costellazioni e geometrie esoteriche ci sia effettivamente qualcosa che parla di me.
ORIGINI
Come riportato all’inizio dell’articolo, gli studi cabalistici si diffondono a partire dal VII secolo d.C. L’origine sembrerebbe celarsi nella visione del profeta Ezechiele:
EZECHIELE scruta la vasta pianura sabbiosa, spingendo lo sguardo fino all’orizzonte. Tutt’a un tratto spalanca gli occhi, quasi non credendo a ciò che vede. In lontananza sta per scatenarsi una tempesta. Ma non si tratta di una tempesta come tutte le altre. Mentre un vento impetuoso che soffia da nord gli scompiglia con violenza i capelli e le vesti, il profeta scorge una nuvola immensa. È illuminata dall’interno da un fuoco sfavillante e il suo splendore gli ricorda il luccichio di un metallo prezioso. A Man mano che la nuvola gli si avvicina, Ezechiele sente sempre più forte un fragore come quello di un grande esercito che avanza (Ezec. 1:4, 24).
Il profeta ha una visione divina. La mano di Geova si posa su di lui e si presenta come una luce immensa. Dio è rappresentato quindi come luce e questo è per i cabalisti un concetto cardine, in quanto il fine ultimo dello spirito è proprio quello di illuminarsi e ricongiungersi con il principio.
Dal punto di vista etimologico, il termine “Cabala” significa “dono”, ma anche “tradizione”, “ricezione”. Possiamo definirlo anche un tentativo protratto da alcune tradizioni rabbiniche di dare un significato più ampio, completo e variegato alle sacre scritture. Tra gli scritti che vengono citati non solo nel libro della Fortune, ma anche presso moltissime altre correnti di pensiero in ambito cabalistico, troviamo il Talmud, lo Zohar e lo Zefer Yetzirah.
Il Talmud è un corpus di testi composto da due “blocchi” principali: il Mishnah, in ebraico “ripetizione”, un antico codice di leggi ebraiche, e il Ghemarah, in ebraico “completamento”, una serie di commenti alla parte precedente. Gli ebrei lo definiscono un vero e proprio “mare del sapere in cui poter navigare”. Lo Zohar è una reinterpretazione delle sacre scritture da parte dei primi studiosi di Cabala, mentre lo Sefer Yetzirah è un trattato di esoterismo ebraico e per alcuni addirittura un trattato di matematica occulta. Entrambi sono spesso citati nel libro di Dion Fortune e in generale in tutti i libri che parlano di Cabala ebraica.
Il comune denominatore sono quindi i libri sacri ed è proprio intorno a questi che ruota il pensiero cabalistico. Personalmente, ho avuto la possibilità di approfondire maggiormente l’ultimo, lo Sefer Yetzirah, anche se con la superficialità di un occidentale che approccia per la prima volta temi esoterici. Per quanto riguarda Zohar e Talmud, sono sicuramente letture e studi che riserberò per il futuro. Alcuni cabalistici ritengono tuttavia che affrontare questi testi sia estremamente prematuro e servirebbe quindi una preparazione molto avanzata, cosa che io naturalmente non posseggo. Ho acquistato pertanto il libro “Sefer Yetzirah. Libro della creazione” di Rabbi Aryeh Kaplan, nel quale l’autore analizza e commenta i passi del libro originale. Il titolo riporta esattamente la traduzione letterale, ovvero libro (sefer) e creazione (yetzirah). L’autore parte da alcuni assunti principali e ne sgomitola il significato in maniera sempre più specifica. Ecco il prologo o Stanza prima:
Con 32 sentieri mistici di Sapienza
incise Yah
il Signore delle Schiere
il Dio d’Israele
il Dio vivente
Re dell’Universo
El Shaddai
Pietoso e Misericordioso
Sommo ed Eccelso
Dimorante nell’eternità
Il cui nome è Santo
Egli è elevato e santo
E ha creato il Suo universo
con tre libri (Sepharim)
con il testo (Sepher)
con il numero (Sephar)
e con la comunicazione (Sippur)
L’autore specifica subito che le lettere e le cifre sono gli ingredienti fondamentali della Creazione, qualità e quantità. I 32 sentieri, invece, si manifestano nelle 10 Sephirot e le 22 lettere dell’Alfabeto ebraico, corrispondenti anche ai diversi collegamenti tra una sfera e l’altra. Per ciò che riguarda questo articolo non mi dilungherò oltre questo passo, che già di per sé meriterebbe quantità inimmaginabili di interpretazioni e sottolineo che si tratta di uno dei tantissimi testi che vengono utilizzati come modello interpretativo della Creazione divina. Al di là di questo, gran parte dell’opera in questione tratterà i 32 sentieri i quali, secondo i cabalisti, vengono citati nella Torah tramite i 32 nomi di Dio Elohim nel primo capitolo della Genesi. Anche il numero 10, come le Sephirot, sembrerebbe tornare. Nella fattispecie l’espressione “Dio disse” compare esattamente 10 volte. Si tratta dei così detti 10 Detti, il cui primo recita:
In principio Dio creò il Cielo e la Terra (Genesi 1:1)
Il nome di Dio Elohim compare altre 22 volte, stesso numero delle lettere dell’alfabeto ebraico, a loro volta suddivise in tre macrocategorie:
Le tre madri (alef, beth, shin) - corrispondono all’espressione “Dio fece”
Le sette elementali (Heh, Vav, Zayin, Chet, Tet, Yud, Lamed) - corrispondono all’espressione “Dio vide”
Le restanti dodici corrispondono alle volte restanti in cui viene nominato il nome Elohim
Bisogna precisare che con Elohim non si fa riferimento al Creatore, bensì alla definizione di una manifestazione della creazione stessa. Si fa riferimento al Creatore con l’espressione Ain Sof, ovvero Infinito. I cabalisti, secondo l’autore, troverebbero una corrispondenza anche con i 31 nervi che vengono emanati dalla spina dorsale e l’insieme completo dei 12 nervi craniali, considerati come un’unica unità. I 32 sentieri di Sapienza sono notoriamente simboleggiati da un glifo che prende il nome di Albero della Vita. Esso si compone di tre pilastri principali: equilibrio (centrale), rigore (sinistro), misericordia (destro). Le 10 Sephirot si posizionano su questi pilastri secondo un ordine specifico, con alcune lievi variazioni a seconda della tradizione presa in causa. La disposizione che oggi viene più utilizzata è quella che vedete nell’immagine seguente:
Non mi soffermerò sul significato di ogni Sephirot, anche perché un articolo non sarebbe sufficiente. Per questo consiglio vivamente di leggere il libro di Dion Fortune in quanto è spiegato tutto in modo eccelso. Mi limito pertanto ad elencarne i nomi, con annessa interpretazione letterale:
Kether - Corona
Chockmah - Sapienza
Binah - Comprensione
Chesed - Gentilezza
Gevurah - Severità
Tiphereth - Bellezza
Netzach - Eternità
Hod - Splendore
Yesod - Fondazione
Malkuth - Regalità
Le Sephirot sono dei concetti. Non qualcosa di tangibile e afferrabile, semmai raggiungibile tramite un intenso lavoro pratico e meditativo. Si tratta di emanazioni della realtà, sfumature con cui la creazione si manifesta, quindi con caratteristiche proprie e definite.
In una delle innumerevoli speculazioni evocate nel corso dei secoli, le Sephirot vengono accostate ai corpi celesti. Sono state interpretate anche come espressioni con cui la personalità dello spirito si manifesta e il cui compito, come già citato precedentemente, è quello di ripercorrere la via che lo porterà a ricongiungersi con l’origine. Ciò che sta sopra a Kether, la sfera più alta, la Corona.
Come starete sicuramente notando, ho esplicato solo alcuni concetti e già ci stiamo addentrando in un circuito mistico estremamente complesso. Si tratta di una semplificazione estrema, atta a mettere sul piatto elementi che veicolano infiniti significati in una modalità che sia accessibile alla mente umana, in modo particolare a quella occidentale, obnubilata di preconcetti e credenze collocate agli antipodi rispetto a quanto sopra riportato. È estremamente importante che il senso di tutto questo vengo captato attraverso la vostra sensibilità, pertanto se tutto ciò che state leggendo vi sembra assurdo, cosa tra l’altro plausibile, continuare ad approfondire questi temi risulterà sicuramente deleterio.
ARCANI
Un’altra speculazione che ha preso piede nel corso dei secoli è l’accostamento con gli Arcani e il concepire la Cabala come l’origine archetipale degli stessi. Come sempre, l’unica cosa che può fare uno studioso è prendere tutte le variabili, unirle come si fa con i puntini nella settimana enigmistica, e osservare il risultato finale.
Si tratta tuttavia di un esercizio di razionalità e come ho già avuto modo di sottolineare non è l’attività umana che dobbiamo prediligere quando affrontiamo questa tipologia di temi.
Le dieci Sephirot sarebbero rappresentate dagli Arcani Minori e nella fattispecie da quelli che vanno dall’Asso al numero Dieci. Essendo quattro i semi, avremo quindi quattro diverse declinazioni dell’Albero della Vita. In questo, il libro di Dion Fortune ci regala moltissimi indizi. L’ordine con cui il legame Arcano-Sephirot si manifesterebbe va dall’alto verso il basso. Keter quindi corrisponderebbe ai quattro assi, Chockmah ai quattro due e così via. Ogni seme ha poi una corrispondenza con uno dei quattro mondi di cui la Cabala fa menzione, ovvero:
Atziluh, il mondo delle emanazioni
Briah, il mondo della creazione
Yetzirah, il mondo della formazione
Assiah, il mondo del fare
Una suddivisione che può essere declinata persino all’interno dell’Albero della Vita stesso, partendo dall’alto e suddividendo la sequenza delle Sephirot in quattro parti distinte. Come se non bastasse, troviamo anche l’ormai classico e quasi vituperato accostamento con i quattro elementi fuoco, terra, aria, acqua e anche con specifiche lettere ebraiche, a loro volta portatrici di simboli e numeri. Questi quattro “centri” li possiamo ritrovare persino nella carta del Mondo, alla quale ho dedicato un articolo specifico.
Per quanto riguarda gli Arcani Maggiori, essendo ventidue, viene naturale trovare un legame concettuale con i sentieri che mettono in collegamento le Sephirot tra loro e soprattutto con le ventidue lettere dell’Alfabeto ebraico. Nel libro I Tarocchi e l’Albero della Vita vengono descritti i ventidue Arcani Maggiori secondo una lettura astronomica e ad ogni arcano viene affiancata una lettera dell’Alfabeto ebraico. Lo stesso autore, tuttavia, sottolinea il fatto che anche questa lettura ha subito molti cambiamenti di prospettiva nel corso del tempo, pertanto si tratta ancora una volta di informazioni da incarnare e sperimentare personalmente nella propria quotidianità.
Non troveremo mai un manuale dove sono indicate formule matematiche che portano a definire a quale lettera dell’Alfabeto ebraico corrisponda ogni Arcano.
Per quanto riguarda il lavoro che sto portando avanti in via del tutto personale, trovo molte ispirazioni in questo genere di informazioni. Molti si potranno giustamente chiedere che valore possa avere nella vita sapere che l’Arcano numero III, l’Imperatrice, sia legata al pianeta Venere o che l’Arcano numero XVIII, la Luna, abbia un legame indissolubile con la fertilità e la morte. Mettere a massa questo genere di informazioni è un’attività che svolgo ogni giorno, osservando ciò che accade intorno a me, in primis me stesso, le mie reazioni, ciò che mi perturba e ciò che mi fa stare bene.
Questo è uno degli insegnamenti che ho ricevuto dalla Cabala, per quel poco che ho potuto approfondire. Mettere insieme concetti è un esercizio puramente mentale. Metterli in pratica nella propria quotidianità è un esercizio di tutt’altro tipo. Mi sento pertanto di ripetere ancora una volta lo stesso consiglio, ovvero quello di lasciarsi andare alla libera interpretazione e soprattutto ad una messa in pratica dei concetti teorici, svincolati da qualsiasi pregiudizio.
In questo articolo ho riportato in modo molto approssimativo qualche breve concetto acquisito tramite opere di terzi. L’informazione, presa singolarmente, è la stessa per me e per ogni lettore che avrà occasione di leggere questo articolo. La modalità di utilizzo dell’informazione, tuttavia, resterà totalmente personale e prenderà una forma compatibile con il fruitore, il quale le darà uno scopo e la vivrà nella sua interezza.
In futuro scriverò ancora degli articoli sulla Cabala, anche perché sto ampliando gli studi e sento un forte desiderio di condivisione. Mi sono trattenuto molto nello scrivere queste righe perché mi sento letteralmente esplodere, ma la quantità di concetti, simboli, messaggi, possibili teorie è talmente alta che avrei rischiato di confondere il lettore. La Cabala è un grande oceano a disposizione di chiunque, ma per addentrarvici bisogna sapere nuotare. Io sto facendo proprio questo. Sto imparando a nuotare.
“I simboli sono per la mente ciò che gli strumenti sono per la mano: un'applicazione estesa dei suoi poteri”.
Dion Fortune